Edizione 2009-2011

Bando del Premio

Il premio per la sezione dai 6 agli 11 anni va a Le valigie di Auschwitz di Daniela Palumbo, edito da Piemme con le illustrazioni di Daria Battello. Il premio per la sezione dai 12 ai 15 anni va a Il bambino delle ombre di Giorgio Di Vita edito dalla casa editrice Giunti.

MOTIVAZIONI

Giorgio Di Vita, Il bambino delle ombre, Giunti, Firenze 2010

Il bambino delle ombre, Giorgio Di Vita, Giunti, Firenze 2010

Protagonista del romanzo di Giorgio Di Vita è Rembrandt, del quale si narra l’infanzia sino al momento in cui ancora fanciullo fa ingresso in bottega per imparare l’arte della pittura. Il racconto giustamente s’interrompe quando la vita di Brandtje diventa oggetto di studio. Rievocando la vita quotidiana del pittore da piccolo nella Leida del primo Seicento, il romanzo mette in evidenza gli ostacoli che per ragioni di ordine pratico si oppongono alla piena realizzazione dell’individuo. In questo modo Il bambino delle ombre può dirsi un vero e proprio romanzo di formazione. Con una efficace rievocazione di ambienti, persone e fatti, Di Vita fa sì che il lettore riesca a vivere nelle stanze di Leida, in un crescente processo di identificazione con il protagonista. La leggerezza dei passi con cui Rembrandt si allontana dal nostro sguardo per entrare nella bottega di Swanenburgh, segna il momento in cui la sua inclinazione infantile diventa passione creativa.

 

Daniela Palumbo, Le valigie di Auschwitz, Piemme, Milano 2011

Le valigie di Auschwitz, Daniela Palumbo, Piemme, Milano 2011

L’Italia, la Germania, la Polonia sono i pa si di origine di Carlo, Hannah, Jacob, Émeline e Dawid, i cinque bambini che danno i titoli ai quattro racconti delle valigie di Auschwitz. Di loro, solo Émeline riesce a sfuggire alla tragica fine nel campo di concentramento, grazie all’aiuto di Fabienne Durand, l’amministratore del palazzo, che sempre ha solidarizzato con Brigitte, la mamma della bambina, mal vista dai vicini per aver dipinto di blu le persiane del proprio appartamento. La Palumbo narra con efficacia il progressivo isolamento vissuto dai piccoli e dalle loro famiglie a causa delle leggi razziali e dei pregiudizi che tolgono dignità di esseri umani alle vittime e ai loro persecutori. Indimenticabile ed abominevole la perfida Zofia Cygan, la vecchia di Varsavia, che mette a posto la propria coscienza “civile” denunciando alla polizia la presenza nel palazzo del piccolo Dawid, rimasto solo al mondo. Senza indulgere a facili sentimentalismi, con grande capacità comunicativa, la Palumbo rappresenta l’Europa sconvolta dal nazismo, attraverso lo sguardo dei piccoli protagonisti. Con delicatezza, l’autrice fa scoprire al bambino il valore della memoria, rendendola parte del suo vissuto e stimolandolo a saperne di più.